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Caffarella, sgomberi fermi: gli 11 ettari espropriati nel 2005 restano un tabù

Da quattordici anni l'amministrazione attende di recuperare immobili e aree di grande pregio nel parco della Caffarella. Sono stati espropriati ma restano inaccessibili al pubblico. Gli sgomberi dovevano partire a settembre

E' tutto fermo. Il sepolcro di Geta, le aree verdi, gli antichi magazzini agricoli. Tutte le proprietà che l'amministrazione aveva espropriato nel 2005 restano chiuse al pubblico. I cittadini continuano a rinunciare a 11 ettari che il Comune ha già acquistato. Ma che, da 14 anni, restano in "detenzione precaria" ai vecchi proprietari.

L'impegno dei cittadini e quello delle istituzioni locali per ora non ha sortito gli effetti sperati. E neppure l'approvazione del Piano di Assetto del Parco dell'Appia Antica è stato un volano sufficiente per far partire le operazioni di sgombero. Anche se, sulla carta, qualcosa si era mosso.

Gli sgomberi calendarizzati

Il 30 luglio 2019 il "tavolo interdipartimentale" convocato per affrontare la spinosa questione, era giunto "dopo un'ampia discussione" si legge nel verbale redatto nell'occasione, ad una convergenza.  Le istituzioni presenti avevano convenuto di concordare quattro operazioni di sgombero. Dovevano partire il 9 settembre e concludersi il 30. Finora però, nessuna di quelle intenzioni, ha portato alla riacquisizione dei beni "precariamente detenuti" dai precedenti proprietari.

Il misterioso progetto della Regione

Il responsabile unico del procedimento, in occasione del tavolo, si era impegnato a preparare le detemine dirigenziali necessarier per gli sgomberi ed anche predisporre una diffida all'azienda agricola Appia Antica, che risulta  avere un contratto di affitto scaduto e che è soggetta ad una revoca della convenzione. Dalla lettura del verbale si apprende inoltre che la Regione Lazio sta "sviluppando un progetto per fini istituzionali" dell' "immobile detenuto dall'azienda agricola Appia Antica". Non è specificato di cosa si tratti.

Il pressing dal basso

Nel corso degli anni, la necessità di recuperare i beni lasciati in detenzione ai vecchi proprietari, è stata sollecitata in più modi. I cittadini, preoccupati di perdere 11 ettari di parco,  hanno esercitato un pressing dal basso, inondando di email l'indirizzo di posta elettronica della Sindaca. Anche gli enti di prossimità si sono mossi. Dai Municipi VII e VIII è stato formalmente richiesto a Comune e Regione di compiere tutti i passi utili per prendere finalmente possesso di quelle aree.

Aree di grande pregio

Negli 11 ettari espropriati nel 2005, ed immessi nel patrimonio cittadino 2 anni più tardi, ci sono aree di pregio, tanto sul piano naturalistico quanto su quello archeologico. In uno dei siti già espropriati, ma lasciati in mano ai privati, è ad esempio il sepolcro di Geta: si tratta del figlio dell'imperatore Settimo Severo assassinato da Caracalla nel 212 d.C.  Un manufatto che ancora oggi, insieme ad altri 11mila metri quadrati, resta del tutto inaccessibile al pubblico.


 

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